Ho dedicato l'articolo al romanzo/noir "Il Segreto di Palazzo Moresco" di Irma Cantoni, poiché si tratta di un affascinante racconto, assolutamente originale, dove nulla è scontato. L'autrice ha avuto l'abilità di creare una trama con un forte intreccio narrativo, riuscendo a svelare magistralmente e a piccole dosi gli eventi della storia. Il libro inizia con un curioso episodio che cattura l'attenzione del lettore fino alla fine.
Durante la narrazione accadono diversi fatti imprevedibili. I personaggi, essendo caratterizzati ottimamente, inducono l'interlocutore a seguire le indagini immedesimandosi, ad esempio, nel capo commissario Vittoria Troisi allo scopo di risolvere una serie di enigmi.
E' un thriller giallo-poliziesco intenso, che dedica uno spazio al mondo dell'arte, dove addirittura ne diventa protagonista.
Un dipinto di Egon Schiele e un libro misterioso sono stati derubati al collezionista d'arte Ludovico Moro che custodisce un segreto di famiglia. Un'opera di Antonello da Messina, alla quale Ludovico ne è legato profondamente, funge da retroscena.
Nella storia compaiono altre figure di spicco: Lupo Canopi un serial killer dalla mente contorta; Frida e Ginevra che si riveleranno essere il nucleo del romanzo. Gli avvenimenti si svolgono in due città amate dall'autrice: Brescia e Roma. Il romanzo, oltre ad essere un noir intrigante, affronta temi inerenti alle problematiche sociali più attuali presenti nelle relazioni familiari. La storia, intessuta di vari passaggi e vicende, è descritta con uno stile alquanto fluido, piacevole e accurato.
La scrittrice ha dimostrato di possedere una straordinaria tecnica di scrittura creando dei dialoghi ben strutturati.
Complimenti Irma! Consiglio caldamente questa meravigliosa opera agli appassionati del genere noir e spero che ci sia da parte tua l'idea di proseguire il racconto con un sequel.
Racconta l'autrice Irma Cantoni:
Lodovico Moro allargò le braccia:"Un uomo fidato, ma impiccione". fece una pausa e si atteggiò a supplice:"L'altra sera le avevo chiesto se poteva aiutarmi. Lo farebbe?". "Se si trattasse di una faccenda legale, si". "Il mio segretario si riferiva a un disegno di Egon Schiele che mi hanno rubato".
Egon Schiele "L'Abbraccio" 1917 - Museo Österreichische Galerie Belvedere di Vienna (Fig.1)
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Egon Schiele "L'Abbraccio" 1917. Museo Österreichische Galerie Belvedere di Vienna (Fig.1)
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Negli ultimi anni di vita dell'artista e precisamente nel 1917, mentre imperversava la guerra, Egon Schiele dipinse "L'Abbraccio" (Fig.1). Un'opera che da sempre mi affascina, soprattutto per la commovente forza comunicativa, rappresentata da un semplice abbraccio. Un consueto gesto affettivo che si converte in un'efficace e drammatica sintesi espressiva.
Nei due amanti, che si stanno stringendo appassionatamente, è racchiuso un intenso significato simbolico: la fragilità umana che di fronte alle atrocità si rassegna abbandonandosi teneramente.
Si percepisce chiaramente che non si tratta solamente di un normale atto di amore.
Senza dubbio Schiele, attraverso quest'opera, desiderò esprimere una situazione drammatica, contrassegnata da un malinconico erotismo. La tragicità del momento si avverte in ogni piccolo dettaglio. I muscoli tesi del braccio dell'uomo e la mano sinistra della donna sono solo alcuni dei segnali rappresentati dall'artista.
Un abbraccio sofferto, passionale, doloroso e carico di amore. Un ultimo straziante saluto che trascina l'osservatore in un amplesso angosciato, una sorta di fuga dagli orrori della guerra. Lo scorcio dall'alto ricorda i dipinti di Edgar Degas. In questo modo, lo spettatore si sente coinvolto in prima persona, immedesimandosi nella scena ne diventa protagonista .
L'opera è stata eseguita mediante contorni scuri e marcati, le pennellate sono nervose e le tonalità cupe. Le pieghe delle lenzuola, che emergono con un effetto dinamico, sono linee tormentate che fungono da sfondo di un amore consumato.
Egon Schiele (Tulln - Bassa Austria, 1890-1918) sebbene abbia avuto una vita breve, lasciò un segno profondo nella pittura europea del primo Novecento, diventando uno dei protagonisti della corrente espressionista austriaca. La sua produzione artistica fu notevole, egli realizzò in totale trecentoquaranta dipinti e duemilaottocento tra acquerelli e disegni.
Un articolo non è sufficiente per riuscire ad esprimere la grandezza del pittore. E' uno di quegli artisti che non si dimenticano.
Visitai a Vienna il "Leopold Museum" (Fig.4) inaugurato nel 2001, esso conserva opere di Egon Schiele, Gustav Klimt, Richard Gerstl e Oskar Kokoschka. Nel museo è custodita la più importante collezione delle opere di Schiele. Ricordo, che ne rimasi molto colpita per l'introspezione psicologica e l'intensità espressiva manifestata sulle tele. Il suo disagio interiore traspare in modo così eclatante, da rimanerne fortemente impressionati. Egli sfogava le sue inquietudini rappresentandole su un'immagine. Le sue opere non ci lasciano indifferenti, hanno la capacità di sconvolgere e commuovere.
Esse sono un libro aperto, un romanzo senza un lieto fine... si certamente, perché Schiele morì a soli 28 anni. E' sufficiente osservarle soltanto un momento, per intuire quali paure, angosce, drammi abbia vissuto l'artista.
Per comprendere le sue opere è fondamentale conoscere alcuni passaggi che si sono rivelati incisivi nella sua vita. Nel 1905 a soli 15 anni, perse il padre, un episodio che influì molto negativamente nella sua psiche, avendo una grande ripercussione anche su tutta la sua pittura. Egon, inoltre, non ebbe un buon rapporto con la madre, la quale, non condivideva la carriera artistica del figlio.
In una serie di dipinti raffiguranti il tema madre-figlio, il pittore trasferì sulle tele le sue riflessioni in merito. Ne sono un esempio i dipinti intitolati "Madre morta I" (Fig.9) e "Gestante e morte" (Fig.10), il suo è un alludere all'amore inesistente che Schiele attribuiva alla madre. Da alcune lettere tra la madre e il figlio si possono intuire chiaramente, i conflitti vissuti nei loro rapporti.
La madre, addirittura, maledisse Egon scrivendogli parole colme di rabbia:
"Quanti soldi sperperi...Hai tempo per tutto e tutti...solo per tua madre non ne hai! Dio ti perdoni, io non posso...Chi cambia così i suoi sentimenti... maledizione lo colpisca e la maledizione di una madre resta per sempre...".A questi insulti Schiele rispose:"Cara madre! Ammetto tutto, vorrei, credimi, a chi me le ruba. Dal niente, senza l'aiuto di nessuno, ho creato la mia esistenza...".
Fin da bambino fu un grande disegnatore, ma non ebbe una propensione per gli studi. Nel 1906 frequentò l'Accademia delle Belle Arti di Vienna, tuttavia non avendo un buon rapporto con gli insegnanti, a causa delle rigide regole imposte dall'accademia, fu indotto ad abbandonare gli studi (Fig.13). Nel 1907 conobbe Gustave Klimt che lo introdusse nell'ambiente secessionista viennese.
Tra Schiele e Klimt nacque un bellissimo legame di amicizia e di stima. Klimt diede l'opportunità all'artista, di esporre le sue opere nella sua prima mostra personale alla Wiener Werkstätte, fondata nel 1903 dall'architetto Josef Hoffmann, esponente della secessione viennese.
L'influsso di Klimt è evidente soprattutto in un'opera di Schiele intitolata "Spiriti d'acqua" (Fig.11), dove egli si ispirò vedendo il dipinto dell'amico "Serpenti d'acqua II" (Fig.12). Si nota che, tra i due capolavori, è presente un'affinità nei soggetti rappresentati e nella composizione nel suo insieme.
Schiele, sfortunatamente, fu anche un artista poco apprezzato da alcuni suoi contemporanei, molto spesso le sue opere erano ritenute brutte e spregevoli.
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Egon Schiele con la moglie Edith Harms 1918 (Fig.2)
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Egon Schiele "Edith Schiele" 1918 Museo Österreichische Galerie Belvedere di Vienna (Fig.3) |
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Leopold Museum Vienna (Fig.4) |
Schiele fu un artista dal temperamento anticonvenzionale e narcisistico. La maggior parte delle sue opere sono caratterizzate da un aspetto tenebroso e visionario, ossessivamente incentrate su temi principalmente erotici. Egli raffigurò la figura umana priva di pudori attraverso pose scandalose (Fig.) Egli predilesse rappresentare il corpo femminile, la sua prima modella fu la sorella Gerti (Gertrude). In un ritratto del 1909 (Fig.6) la raffigura ispirandosi alle opere di Klimt, mentre in un disegno del 1910, la sorella appare nuda e magrissima (Fig.7).
Wally Neuzil fu la seconda sua modella della quale realizzò diversi disegni erotici, visse con lei quattro anni. Uno dei dipinti più importanti, che manifesta il rapporto di amore tra i due amanti, si intitola "Morte e ragazza" (Fig.14). Si tratta di un tragico abbraccio nel quale il pittore ha evidenziato l'addio appassionato tra i due innamorati.
Molto spesso le sue modelle erano adolescenti semivestite o nude. Questo fatto in seguito gli provocò alcuni problemi, in quanto, venne persino arrestato a causa di una falsa denuncia per corruzione di minore. Sebbene fosse stato ritenuto innocente, venne incarcerato, perché molti dei suoi disegni furono giudicati "illustrazioni pornografiche facilmente accessibili agli occhi degli adolescenti".
Schiele nei confronti dell'arte erotica si espresse cosi:
“Nessuna opera d’arte erotica è una porcheria, quand’è artisticamente rilevante, diventa una porcheria solo tramite l’osservatore, se costui è un porco.”
I giorni che trascorse in prigione furono alquanto traumatici per l'artista. Egon Schiele dipinse "In mezzo al grigio sporco della coperta il colore brillante di una arancia, l’unica luce che brilla nella stanza" (19 aprile 1912) (Fig.5)
Ne sono testimonianza queste sue parole:
Vienna, 8 maggio 1912. Diario dalla prigione di Neulengbach:
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Egon Schiele "In mezzo al grigio sporco della coperta il colore brillante di una arancia, l’unica luce che brilla nella stanza" (19 aprile 1912) (Fig.5) |
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Egon Schiele "Ritratto di Gerti Schiele" 1909 New York, Museum of Modern Art (Fig.6)
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Egon Schiele "Nudo di ragazza con braccia incrociate sul petto" (Gertrude Schiele) 1910 Vienna, Albertina, Graphische Sammulung (Fig.7) |
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Egon Schiele "Nudo femminile sdraiato con gambe divaricate" 1914, Gouache e matita cm. 31,2x48 Vienna, Albertina (Fig.8) |
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Egon Schiele "Madre Morta I" 1910 Olio e matita su tavola, cm. 32,1x25,8 Vienna Leopold Museum (Fig.9)
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Egon Schiele "Gestante e morte" (madre e morte, Monaco e gestante) 1911 Olio su tela, cm. 100,3x100,1 Praga Národní Galerie (Fig.10)
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Egon Schiele "Spiriti d'acqua", 1907 Gessetto, argento e oro su carta, cm. 27,5x53,5 Collezione privata (Fig.11)
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Gustave Klimt " Serpenti d'acqua II" 1904 Olio su tela, cm. 80x145 Collezione privata (Fig.12)
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Egon Schiele 1906 Academy Student (Fig.13) |
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Egon Schiele "Morte e ragazza" 1915 Olio su tela, cm. 150x180 Vienna Belvedere (Fig.14) |
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Egon Schiele "Ritratto di Heinrich Benesch e suo figlio Otto" 1913 cm. 121x131 Wolfgang Gurlitt Museum, Linz (Fig.15)
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Da un'interessante descrizione espressa dal collezionista d'arte e mecenate di Schiele,
Heinrich Benesch si può dedurre, in modo chiaro, quale fosse la sua tecnica di disegno e il metodo di lavoro:
La bellezza delle opere di Schiele, sia per quel che riguarda la forma sia per quanto concerne il colore, è unica nel suo genere. La sua arte nel disegno era fenomenale. La sua mano era infallibile. Quando disegnava stava per lo più seduto su uno sgabello basso, tenendo la tavola da disegno sulle ginocchia e la mano destra con cui disegnava appoggiata sui fogli. Mi è capitato però di vederlo disegnare in altro modo, stando in piedi davanti alla modella, appoggiando il piede destro su uno sgabello basso; la tavola da disegno era sul ginocchio destro ed egli la teneva, sul lato superiore, con la mano sinistra. La matita era verticale rispetto al foglio e così tracciava le sue linee, tenendo la mano sciolta, quasi che queste venissero disegnate dall'articolazione della spalla. E così ogni figura veniva a prender forma. Se per caso sbagliava - fatto per altro raro- buttava via il foglio:Schiele non usava la gomma. Creava i suoi disegni di getto: un insieme di contorni che grazie al colore acquistavano una dimensione plastica. Egon Schiele stendeva il colore senza la modella, in base a quanto si ricordava".
Schiele ritrasse Benesch assieme al figlio Otto nel 1913 (Fig.15), dove l'artista ha raffigurato la complessa situazione del rapporto tra padre e figlio, espressa chiaramente nei loro sguardi, piuttosto turbati.
I disegni di Schiele hanno la particolarità di non essere eseguiti mediante la regolare prospettiva. Egli elaborò nuove modalità compositive che resero le sue figure deformate e contorte. Schiele le rappresentò molto spesso attraverso pose laterali o dall'alto e difficilmente con una prospettiva centrale.
Nella vasta serie di autoritratti l'artista si ritrae mediante fisionomie deformate dalle forme rigide e spigolose. Torsioni innaturali fortemente espressive dai colori cupi e terrosi (Fig.17-18)
Nel 1914 sposò Edith Harms (Fig.2-3), la sua terza modella e musa ispiratrice.
Nello stesso anno, scoppiò la Prima guerra mondiale, fu proprio in questo periodo che le opere di Schiele assunsero un carattere ancora più tragico e intenso. Dipinse in quel periodo un "Mulino" (Fig.16) che cade a pezzi, come simbolo della fine dell'Impero Austro-Ungarico.
Il 28 ottobre 1918, a seguito di un'epidemia spagnola, Edith morì incinta. A tre giorni di distanza dalla moglie cessò di vivere anche Egon, a soli 28 anni.
Il 31 ottobre 2018 ricorre il centenario dalla sua morte, dedico l'articolo a questo grande genio dalla grande sensibilità emotiva.
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Egon Schiele "Il Mulino"1916 Niederösterreichisces Landesmuseum di Vienna (Fig.16) |
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Egon Schiele "Autoritratto con la testa inclinata" 1912, Leopold Museum, Vienna (Fig.17)
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Egon Schiele "Autoritratto" 1912, olio su tela, cm. 32,2×39,8 - Leopold Museum, Vienna (Fig.18)
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Egon Schiele nel 1914 (Fig.19) |
"Eterno è Dio, gli uomini lo chiamano Budda, Zoroastro, Osiride, Giove o Cristo e immortale con Dio è quanto di più divino discende da lui: l’arte. L’arte non può essere moderna, l’arte è eterna".
Egon Schiele
Termino l'articolo con un ultimo toccante pensiero dell'artista:
"La guerra è finita - e io devo andarmene. - I miei quadri dovranno essere esposti in tutti i musei del mondo! - I miei disegni saranno divisi tra voi e i miei amici! e potranno essere venduti dopo 10 anni."
Vi saluto commossa.
Grazie e arrivederci in arte.
Manuela
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